martedì 8 gennaio 2008

Dedicated to...

...Sig. Scruff

Il narvàlo (Monodon monoceros), l'«unicorno» della famiglia dei monodontidi o delfinatteri, è molto simile alla beluga. La sua caratteristica peculiare è quella di avere un corno unico, simile ad una vite, con avvolgimento da destra verso sinistra, nella forma tipica che ha dato origine al mitico unicorno. In genere, il corno si trova solo nei maschi. Infatti, gli adulti di ambo i sessi presentano un solo paio di denti nella mascella superiore. Nel maschio poi un dente fuoriesce dal labbro superiore per formare una zanna della lunghezza di 2,4-2,7 m. Dato però l'enorme sviluppo dell'unico dente, anche il cranio è asimmetrico. Inoltre molto raramente i due denti si sviluppano in misura tale da costituire altrettante zanne e, ancora, solo di tanto in tanto si riscontrano delle femmine con le zanne.
I narvali raggiungono in genere la lunghezza di circa 4-5 m, esclusa la zanna. La testa è arrotondata, e la pinna dorsale non è altro che una spina dorsale alta da 4-5 cm, la quale si estende lungo il dorso per 60-90 cm. Le pinne natatorie infine sono piccole e rotonde. I narvali adulti sono per lo più di un bianco-grigiastro con macchie nerastre sul dorso. I giovani invece sono in genere più scuri, mentre i più vecchi possono assumere talvolta un colore quasi bianco.
È raro che i narvali si possano trovare fuori dal Mare Artico. Sono stati avvistati a breve distanza dal Polo Nord ed il limite meridionale della loro area di diffusione si aggira intorno al 70° Nord, grosso modo al livello del Capo Nord, in Norvegia, e dal Punto di Barrow, nell'Alaska. I narvali, tuttavia, si portano di tanto in tanto a sud; per cui sono stati talvolta trovati arenati sulle coste della Gran Bretagna e dell'Olanda.

Psychocandy & Plasson il Pittore

mercoledì 2 gennaio 2008

Alviero Chiorri - The True Story

Mi pregio di scrivere il primo post dell'anno per raccontarvi la storia di un tizio che era nel resto del Carlino un paio di giorni fa.

La storia è quella di un certo signor Alviero Chiorri.
Chiorri nasce a Roma alla fine degli anni '50 e, tipo a sedici anni, viene ingaggiato nelle giovanili della Sampdoria. E' una mezzala di talento e, a diciassette anni e mezzo, l'allenatore Bersellini lo fa esordire in prima squadra contro il Torino.
Sembra l'inizio di una carriera sfolgorante. Alviero, con la spregiudicatezza di chi aveva 17 anni nel burrascoso 1977, diventa un idolo per i tifosi doriani. Tecnica cristallina, giocate impossibili, numeri di alta scuola, avversari molto più esperti derisi con finte e controfinte.

"E allora perchè io non l'ho mai sentito nominare sto fenomeno ?" vi chiederete.
Perchè, quando gli dissero 'Alviero, tu sei il George Best italiano' lui rispose 'no, è Best il Chiorri inglese'. Insomma, un caratterino mica da ridere sto ragazzo, che a diciannove anni si presentò al raduno della prima squadra in sandali, bermuda e catenona d'oro al petto e a diciotto rifiutò la convocazione nell'Under 19 italiana per i Mondiali in Tunisia. Motivo ? Doveva andare al mare con gli amici. Tirava mattina nei locali di Genova ad ascoltare una band che da lì a poco sarebbe diventata popolarissima: i New Trolls.
A vent'anni il nostro Chiorri aveva tutto: soldi, fama, popolarità, talento. Peccato non sapesse gestire nulla di tutto questo.
Il suo rendimento cala, più bassi che alti e, nonostante l'affetto immutato dei tifosi (che lo chiamano 'Il Marziano' un pò perchè possedeva doti che non sembravano umane un pò perchè era un personaggio unico nel panorama calcistico dell'epoca), le incomprensioni con allenatori e dirigenti si facevano sempre più frequenti.
Prima viene ceduto in prestito al Bologna, in cui forma una coppia da sogno con un giovanissimo Roberto Mancini, poi torna alla Samp per due stagioni deludenti (un solo gol in trentatrè partite). Era la Samp che da lì a poco sarebbe diventata stellare ed era chiaro che in un progetto così non c'era spazio per un poeta maledetto del calcio come Alviero Chiorri.
Nel 1984 viene ceduto alla Cremonese in cambio di un certo Gianluca Vialli. Al momento della cessione il presidente sampdoriano, Paolo Mantovani, gli disse 'Sei stato la più grande delusione della mia vita' e lui 'Lo so, presidente, lo so'.
A Cremona trova la sua dimensione ideale. Diventa idolo dei tifosi e cocco del presidente Luzzara, che per anni ha imposto la sua presenza in squadra nonostante l'incostanza di rendimento. Otto stagioni tra A e B, amato, coccolato ma ai margini del giro che conta.
In quegli anni il calcio stava cambiando, avviandosi verso la strada del business e del calcio - azienda. Chiorri si sente sempre più estraneo a tutto questo, perde la voglia e il divertimento di giocare. A inizio anni novanta cade in depressione e decide di ritirarsi a soli 32 anni.
L'ultima partita è proprio un Cremonese - Sampdoria, maggio 1992, con due tifoserie in piedi ad applaudire l'idolo comune di un calcio che non c'era più. L'unico giocatore ad aver definito 'una cazzata' l'intera sua carriera.

Appesi gli scarpini al chiodo, come si dice, Alviero va per quindici giorni in vacanza a Cuba. Quindici anni dopo vive ancora lì, è sposato, ha un figlio, e gioca in una squadra amatoriale di italiani.
'Alviero, che fai a Cuba ?' gli chiese un giornalista.
'Nulla. Ozio.' rispose.

Idolo.

Un augurio per il 2008: che tutti possiate stupire e sorprendere la gente che vi circonda. Si, un pò come Chiorri che rifiuta la nazionale per andare in vacanza con gli amici.

Cuchu.